lunedì 7 maggio 2012

Il filo di Arianna - secondo racconto della serie Luci nere


Riassunto

Lara è una ragazza insignificante, frequenta la facoltà di Psicologia e scrive lettere d’amore a pagamento, ma l’amore vero lei non l’ha mai incontrato. Quando Virginia, una compagna di facoltà, decide di usare il suo talento di scrivana per conquistare a tutti i costi Riccardo, il più strano del corso, Lara si sente mancare la terra sotto i piedi: lui è misterioso, super affascinante e pieno di ragazze e lei è la nullità che il professore di Antropologia ha sorteggiato per fare una ricerca sul mito proprio insieme al ragazzo.
Ma stranamente la situazione di ribalta: Riccardo è colpito dalla passione di Lara e dalla sua bravura nell’esprimere i concetti, non la considera per nulla insignificante anzi prova per lei una strana attrazione; Lara, da parte sua, si sente davvero capita e apprezzata per la prima volta in vita sua.
Sviscerando il mito del labirinto e di Arianna, i ragazzi seguiranno un invisibile filo che li porterà a diventare amici e forse molto di più.


Estratto


Lara non era mai stata una bellezza, non si era mai fatta notare per nulla né aveva mai avuto fortuna in amore… insomma, Lara era una sfigata. In una cosa però eccelleva: scrivere. [...] Virginia, la ragazza che lavorava con lei, frequentava l’esame di antropologia insieme a Lara. In quel corso c’era un ragazzo che Virginia aveva cercato di “agganciare” e col quale era uscita due volte, ma poi lui si era “sganciato” e, pur continuando ad essere gentile, non aveva più cercato o accettato altri appuntamenti. Virginia era molto carina, ma anche superficiale, troppo patinata e banale per il più strambo del corso. E per questo la sua amica non si dava pace: troppo assurdo pensare che qualcuno non la volesse. Riccardo doveva essere suo! Se non riusciva a riaverlo con minigonne “giropassera”, lo avrebbe conquistato con la sua profondità, o meglio, con quella di Lara.
Quest’ultima era restia ad accettare quell’incarico, Riccardo era più che strano, era “magico”, non avrebbe saputo in quale altro modo definirlo.   




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